LA MISSION

LAMA ITALIA è un blog scomodo, di controtendenza, tagliente. Un luogo dove parleremo di musica senza filtri, analizzando i prodotti italiani secondo il criterio che nessuna webzine o rivista ti dirà mai. La nostra mission è mettere in risalto l’arte nella sua forma più pura. A noi importa quanti Like o Follower hanno le tue pagine, non importa neanche quante visualizzazioni muovi nei vari store digitali, se spacchi o fai schifo te lo diremo senza mezzi termini motivandoti il perchè!

Quante volte avete letto articoli che sponsorizzano positivamente degli artisti che oggettivamente sarebbero molto più azzeccati nel settore agricolo? E’ facile essere degli artisti quando si hanno soldi da investire in campagne pubblicitarie faraoniche, è facile fare tendenza quando hai investito patrimoni in etichette discografiche da milioni di follower che ogni giorno martellano il web, scrivendo che spacchi. Se conti poi che il pubblico di oggi è talmente pigro da fare uno zapping sulla musica dopo 15 secondi, il gioco è fatto. Vendere il fumo, non è mai stato più facile!

Ogni volta che pubblicate un brano, prima di pensare a quale vestitino indosserete per farvi la prossima foto per il lancio, dovreste analizzare se il vostro brano oggettivamente ha qualcosa da dire all’ascoltatore. Il messaggio raga, il maledetto messaggio è fondamentale! Scrivere delle frasi a caso non vi rende dei poeti incompresi, vi rende semplicemente incompresi.

Concludendo, questo blog per molti potrà sembrare un covo di frustrati, per molti altri forse un luogo di confronto onesto. Questo team di appassionati per la musica vuole parlare di contentuti e portare alla luce chi merita una visibilità superiore per reali meriti artistici. In maniera del tutto randomica preleveremo artisti emergenti e affermati italiani e li faremo a fette cercando di capire se sotto l’immagine di ognuno di loro c’è la sostanza o meno.


Stai cercando di farti recensire, ma tutti chiedono un compenso monetario? Stai tranquillo, l’ultimo baluardo di appassionati di musica esiste ancora! Lo staff di Lama Italia è pronto a valutare i tuoi lavori per quello che sono e non per quanto stai pagando.

Potete inviare tutto il materiale a lamaitalia1@gmail.com

IL BOSS DELLE LAME

Dargen D’Amico, chiudiamo un occhio…o forse due

Non sarà una recensione su cui andremo leggeri, perciò mettetevi comodi e buona lettura.

41 anni, 11 album pubblicati, il signor D’Amico non è senz’altro un artista di primo pelo. Ha alle spalle una etichetta indipendente chiamata Giada Mesi e una ricca carriera affiancata da collaborazioni di prestigio tra cui Fabri Fibra, Marracash, Rancore, Gue Pequeno, Jake la Furia solo per citarne alcuni.

Dargen D’Amico menziona tra le sue maggiori influenze Franco BattiatoEnzo Jannacci e Lucio Dalla.

Fonte: Wikipedia

Sicuramente artisti di un certo spessore e se queste sono le premesse, l’aspettativa del Lama Italia non è mai stata cosi alta. Sei davvero tu Jacopo l’artista che meritiamo in Italia per dare una scossa a questo panorama cosi malsano? Cosa puoi dirci in merito?

“Prima di Sanremo ho pensato seriamente di smettere”

Dargen D’Amico per il Rolling Stone

Dichiarazioni forti che inizialmente non comprendevamo. Quindi ci siamo seduti, abbiamo messo le cuffie, ci siamo presi le sue “Patatine” e le abbiamo tagliate servendole sul blog più tagliente del panorama musicale.

Partiamo dal pezzo che ad oggi macina 30 milioni di ascolti. Dove si Balla. Ragazzi ve lo giuro, ho fatto il possibile per ascoltarlo tutto ma non sono riuscito ad arrivare in fondo. Vanto di una tolleranza altissima, ho ascoltato veramente roba definirla brutta è un complimento ma questo pezzo è troppo anche per le mie orecchie. Vi rendete conto? 30 milioni di persone che anche per sbaglio o per dovere di cronaca (tipo me) si sono dovuti ascoltare questo brano. Ma com’è possibile?

A riportarmi alla realtà è stato Luis Fonsi con il suo miliardo e cinquecento milioni di ascolti per Despacito Remix. Cristo santo ho ancora gli incubi la notte, specie ora che l’estate si avvicina.

Io vi confesso non so da dove partire per recensire questo brano, mi sento come Yotobi quando ha recensito Alex l’Ariete. Partiamo dal testo? Ma si cominciamo proprio come farebbe Yotobi:

  • Il testo:

Mi piace la musica dance
Che pure un alieno la impara
E mi piace, mi piace, mi piace
Che non mi sento più giù

Mi potrei fermare tranquillamente qui perchè è quanto sufficiente per confondermi le idee. Dargen si spaccia come un Rapper. Si presenta a San Remo al mainstream di fronte a milioni di ascoltatori con la frase di apertura “Mi piace la musica Dance” chi non ti conosce lo hai già portato fuori strada. Sei un Rapper? Un DJ? “Mah io di solito faccio un mix“. Cristo santo Jacopo, ti è bastata 1 frase per confonderci le idee. Ma i rapper una volta non dicevano cose importanti? Ah no scusate quelli erano gli anni 90, ora non possiamo pretendere di ascoltare solo roba impegnata (Ok Boomer). Comunque faccio fatica a catalogarlo anche tra le categorie non impegnate, a me personalmente suona come un testo da Zecchino d’oro o qualcosa del genere.

Che brutta fine le mascherine
La nostra storia che va a farsi benedire
Ma va’ a capire perché si vive, se non si balla

Ad un certo punto si citano le mascherine. Il periodo in cui è stato scritto il brano era sicuramente attuale, ma perchè scrivere “Che brutta fine le mascherine” dopo che hai fatto un intero testo privo di contenuto? Forse da rapper cui ti spacci, hai avuto una parvenza di senso di colpa e hai voluto scrivere qualcosa che doveva suonare come attuale? No giuro io non ti seguo Jacopo, sembra fatto tutto a caso, nessun filo conduttore, parole buttate la senza un preciso scopo, un riempitivo per arrivare a Sanremo con qualcosa per mettersi in vetrina. Deludente considerato ti ispiri a gente come Dalla o Jannacci o Battiato. Ti rendi conto che è fortemente contraddittorio?

  • La musica

Molto spesso se i testi sono orribili, molti artisti possono vantare di una solida composizione musicale perfettamente arrangiata e prodotta. Non è però questo il caso. Faccio fatica a classificarlo un pezzo dance, faccio fatica a classificarlo un pezzo rap, faccio fatica a classificarlo un pezzo commerciale, ma comunque macina ascolti da paura (per quel che vale al giorno d’oggi considerando che si può comprare anche quelli e drogare il contatore).

Quando ho ascoltato questo pezzo, la sensazione che mi ha trasmesso il ritornello, è una di quelle situazioni da sagra. Si mi sono immaginato una di quelle cover band tristissime che fanno un pò tutti i generi e tutti gli artisti del momento più in voga. Ti trovi sempre il cantante un pò troppo datato per questo genere di cose, che scende dal palco con il suo radiomicrofono, a fomentare 4 ubriachi che vogliono sfangare la serata. Ve lo immaginate?

“Tutti insieme! Dove si ballaaaa…”

  • Considerazioni:

Dargen ha raggiunto sicuramente il suo apice con questo pezzo perchè si è messo dentro la vetrina più famosa di Italia, ma poniamoci un quesito. Quanto avrebbe fatto “Dove si balla” senza questa vetrina? Quanto è artisticamente soddisfatto Dargen al di la dei numeri? Potremmo considerarlo un successo senza Sanremo?

Vorrei poter aggiungere altre cose in merito alla sua carriera musicale, ma sicuramente di spazio per il rapper, ne è stato dato in abbondanza. Personalmente comprendo non si possa giudicare un artista da un solo pezzo, ma ne sono bastati almeno 3 per comprendere che anche proiettandosi in altri, la questione non è tanto meglio.

Per farvi capire quanto frega al Mainstrem del signor D’Amico, basta digitare su Google il suo nome d’arte. Vi appariranno articoli interamente legati alla questione degli occhiali, sul fatto che non se le toglie mai, che appunto la cosa più interessante su cui si può dare risalto ad un artista del genere è esattamente il suo look, non la sua musica.

Ma veniamo alla pagella finale. La più attesa, la più cattiva, la più discussa. E’ attualmente l’artista a cui abbiamo dato il voto più basso assieme a Franco 126. Una stella per il coraggio. Si perchè non è da tutti salire su quel palco e dire una cosa del genere: «Facciamo una votazione seria. Non come per il presidente della Repubblica». Ci piacciono i rapper che hanno coraggio. Dargen, ti vogliamo così sempre. Imprevedibile, senza peli sulla lingua. Lo vogliamo sentire nelle tue canzoni, vogliamo sentirci stimolati da qualcosa che ti rappresenta davvero. Nessuno di noi crede che “Dove si balla” sia qualcosa di cui sei fiero artisticamente. Vorremmo tornare a parlare di te più avanti, con un artista di coraggio, magari scomodo, magari proprio a Sanremo davanti agli incravattati pseudobuonisti che meritano una scossa che le riporti nella realtà del mondo.

Sai che c’è? Fottitene e parla, non ce ne frega niente che Balli!

Classificazione: 1 su 5.

Giudizio Finale: Scadente ma con margini di miglioramento.

SPADA

Venerus il visionario

Andrea Venerus classe 1992. Uno dei progetti su cui lo staff di Lama Italia ha voluto poggiare i riflettori dopo un lungo stop dalle pubblicazioni.

Il primo approccio con Venerus è stato conflittuale. Ci sono voluti un paio di mesi prima di far abituare il mio orecchio alla sua voce. Penso di aver trattato il ragazzo della Asian Fake per gradi, dalle prime produzioni con Mace fino a Love Anathem n°1 , che mi ha permesso di riprendere in mano le cose sul suo conto e di dargli una seconda e forse terza possibilità.

Il conflitto che ho avuto dipendeva moltissimo dalla sua voce, dal suo “Slang”, facevo fatica a capire cosa diceva perchè il suo modo di cantare è fortemente troncato e intriso di dialetto milanese. La musica che accompagna i testi di Venerus è sicuramente degna di un gusto musicale piuttosto raro, la scena italiana è povera di buona musica, ma sicuramente Andrea è uno di quelli che non ha contribuito nel razziarla anzi, potremmo senz’altro dire che tenta di curarla.

La parte live di Venerus è sicuramente la più interessante. Noi di Lama Italia consideriamo un 50% dell’importanza sul giudizio finale dell’artista. La magica band accompagnata da Coltreno (Cosi si firma su IG il suo sassofonista speciale) è senz’altro una delle più competenti. Più volte abbiamo visto servirsi anche di Danny Bronzini alle chitarre e Danilo Menna alle batterie che sono due che sanno il fatto loro in quanto a performance live ed esperienze di palco. Venerus è un ottimo performer, tiene il palco molto bene, la sua unica pecca che potrei trovare è il costante azzardo nei costumi di scena, che soprattutto, nell’epoca di magica musica, ha abusato. Andrea non ha bisogno di stupire con i suoi abiti, la musica e i contenuti sorreggono ampiamente tutto il peso che si porta dietro, lo apprezzo sicuramente quando si presenta su palco in maniera più neutra e fa capire alla gente chi è.

Superato lo scoglio della voce, sono entrato nel suo “Magico Mondo” per utilizzare un pò le sue stesse parole in interviste che ho voluto spulciare per farmi un’idea su chi sia. Calarsi nel sua realtà, mi ha permesso di apprezzare sempre più questo artista. I suoi testi sono perfettamente allineati con la musica, sognanti, visionari discostati dalla realtà.

Forse è questo che piace del suo progetto. Almeno per quel che mi riguarda, apprezzo la sua scelta di proporsi al pubblico come se fosse arrivato da un altro pianeta e si ritrova probabilmente circondato da persone che probabilmente non lo capiscono.

“Sai vorrei mostrarti una stanza di me, dove non entra nessuno mai, e poi vedere se il mondo si accorge che noi, non usciamo più” (Appartamento – Venerus + Frah Quintale)

Ma forse non sai, che esiste un altro lato di quel mondo attorno a te, ma se mai, mai, mai tu vorrai
capirci giusto un po’ di più, abbandona ogni struttura per un viaggio, un’avventura
” (Lucy – Venerus)

Ho perso un’altra sonda nel cielo, cercavo di vedere dall’alto” (Ogni pensiero vola – Venerus)

Alcuni esempi di come Andrea fa intendere di vedere il mondo da un’altra prospettiva. E’ un prodotto chiaro, un’immagine sicuramente funzionale a quello che ha creato, sebbene sia l’aspetto per il blog di minor rilievo, va sottolineato che è riuscito a dare una coerenza su tutto.

Parliamo di Magica Musica, il suo primo album. Ascoltato tutto d’un fiato. E’ un album notevole non un capolavoro ma sicuramente al di sopra della media generale delle produzioni odierne. L’unica vera nota negativa che non ho apprezzato è la copertina del disco. Di per se l’ambiente è davvero ben realizzato, mi piace tutto e sarebbe stato perfetto se non fosse stato inserito Venerus vestito da circense che tocca la farfalla immaginaria. Comprendo che volesse far intendere all’ascoltatore che questo era il suo mondo magico e che quindi essere li era fondamentale, ma quantomeno avrei spinto sulla scelta di ridisegnare Venerus con la stessa tecnica del dipinto che gli sta dietro. Questa fusione tra il Venerus reale e il mondo sognante alle spalle dipinto, non è armonioso. Probabilmente lui è così che si vede nei suoi sogni, ma questo non significa che sia oggettivamente gradevole.

Al di la della personale scelta stilistica grafica che in questo blog, sottolineiamo, interessa marginalmente, parliamo della musica, l’aspetto più importante. Ci sono dei brani di altissimo livello, come Appartamento, Lucy, altre sicuramente sottotono. Uno dei pezzi che sicuramente mi ha deluso in quanto ad aspettative vista la collaborazione è “Sei Acqua” con i Calibro 35. Un brano personalmente che non mi ha dato emozioni particolari. Forse l’idea che ci fossero Gabbrielli & Co. un pò mi aveva fatto alzare l’asticella dell’aspettativa, ma in generale non posso dire sia un brano che mi metterei in playlist.

Magica Musica è un disco che su una scala da 1 a 10 gli darei come voto un 7, che per gli standard di Lama Italia, dove siamo decisamente taglienti, è sicuramente un grandissimo risultato.

Passiamo alla pagella finale su Venerus, poi non diteci sempre che siamo cattivi con gli artisti:

Classificazione: 4.5 su 5.

Giudizio Finale: Talento

AFFILATORE

Franco126 tutto quello che non vorreste sapere…

Franco 126, anche se lui si chiama Federico, classe 92, definito in tantissime riviste, ma anche da lui stesso, un cantautore rapper. Ha dichiarato di ispirarsi a Califano, Dalla, Baglioni e Carboni e se avesse preso anche l’unghia di uno di questi forse oggi avremmo parlato di qualcosa di buono sul suo conto.

Bomba dischi è risaputo abbia un debole per i casi umani. Tra Calcutta, Clavdio, Psicologi e Pop X, sembra la formazione dell’AVIS in una partita di calcetto del torneo UISP. Poi ecco che Calcutta diventa il “Cristiano Ronaldo della musica” viene visto dalla gente che conta ed ecco che Bomba Dischi schizza alla vetta delle etichette più importanti e prestigiose del territorio italiano.

Franco 126 è l’esempio calzante di un marketing ben orchestrato di foto fatte con i piedi e una attenta oliazione di ingranaggi di riviste autorevoli. Bomba dischi è improvvisamente diventata un “Re Mida della musica”, sono capaci di far diventare oro quello che toccano, ma c’è da fare attenzione! Alle volte il marrone sottostante all’involucro degli cioccolatini, potrebbe non avere lo stesso sapore del cacao. Ascoltate e usate la testa prima di fidarvi delle etichette, perchè in questo articolo vi daremo un punto di vista differente da quello fino ad ora dichiarato da numerosissime riviste che ad oggi vengono foraggiate da etichette e artisti.

Tornando alla musica e ai contenuti, cominciamo con dire qualcosa sui testi. A Franchino piace molto parlare di Kellogs e di liquori. Il suo Frigobar è sempre pieno di Birre Weiss e i concerti cascasse il mondo non mancano mai di bevute alcoliche che regge manco avesse tra le mani il Santo Graal

Come potete vedere dalla sintesi sopra la foto, è un contenuto che parla principalmente di 3 cose. Cibo, Bevande e una ipotetica fica di mezzo con i soliti complessi di sempre triti e ritriti. Sostanzialmente non ci sono colpi di scena, il suo presa a male latente un pò Gazzelliano sembra piacere molto ultimamente. Vorrei capire se citare tutte queste marche di alimenti nei testi è un nuovo modo di fare marketing. Siamo all’avvento di una nuova era, ricordatevi di questo articolo! Prima gli influencer fotograici, ora quelli testuali. Oramai si fa business con qualunque cosa. Già me lo vedo tra qualche anno nuovi cantautori della scena intonare canzoni da stadio con slogan “Guarda come brilla! è sempre la BARILLA!”

Cerco di farmi un’idea più ampia del prodotto offerto dall’artista in studio, cerco di guardarlo anche in live per capire meglio, ma ad essere onesto, non so dov’è più imbarazzante. Franco ha una limitazione piuttosto evidente alla voce. E’ tipica di chi non usa il diaframma. La voce crolla inesorabile ad ogni barra, come se non riuscisse a tenere l’unica nota che deve tenere con la stessa intensità tipica dei rapper per dare convinzione ai testi. Se ciò è volontario la ritengo una pessima scelta stilistica, anche perchè il timbro della voce è un banalissimo rauco che vorrebbe ricordare Califano, non stiamo parlando di qualcosa mai sentito fino ad ora.

Se la voce di Franco126 è bocciata, il valore della musica proposta non è altrettanto migliore. Riesco a salvare le armonie di Stanza Singola, Vabbè e Brioschi, ma non sento niente di entusiasmante, diciamo voglio anche dire qualcosa di buono perchè altrimenti sembra quasi voglia solo sparare a zero sul ragazzo e non c’è mai niente di personale nel nostro blog.

La parte dei live è forse la nota più dolente. Il problema della voce qui emerge in maniera forte e senz’altro arrivare in fondo è difficile. Non lo ritengo un frontman che ti rimane in testa, vive il concerto abbastanza nel suo, ogni tanto permettendo alle bimbe sottopalco di urlare a squarciagola i suoi brani ma in generale è piuttosto anonimo.

Personalmente Franco126 non dovrebbe fare questo mestiere, ma i numeri alla fine mi smentiscono e se non fosse così, che cavolo di blog di controtendenza saremmo? Io credo che la cosa migliore è giudicare Franco126 al di la dei numeri, al di là dei giudizi che possono dare le riviste e i blog come il nostro. Il nostro giudizio è semplicemente oggettivo, non lo definirei prettamente tecnico ma cerchiamo di vedere le cose in una maniera prettamente artistica. Facciamo a fette la musica per vedere se il ripieno al suo interno è buono e stavolta la verità è che abbiamo trovato un alimento senza ripieno e non ci è piaciuto affatto. Ma se voi la pensate diversamente, commentate qui sotto e diteci il vostro parere!

Classificazione: 1 su 5.

Giudizio: Scadente

AFFETTATRICE

Calcutta il candidato

Sono in seria difficoltà. Giuro sono provato quando si tratta di parlare di Edoardo, non riesco a esprimermi come vorrei. E’ una figura talmente semplice e al tempo stesso complessa che ci sarebbero centinaia di parentesi da aprire sul suo conto. Le prime volte che sentivo parlare di lui era ai tempi di Mainstream. Ho ascoltato per vie traverse “Frosinone”. C’era molto fermento tra gli universitari, si parlava già molto di questo personaggio io però ancora non ero pronto ad ascoltare in maniera approfondita un artista nella sua interezza e così il primo impatto fu traumatico. E’ un pò come quando incontri una tipa su Tinder che si è fatta le foto da strafiga e poi la vedi dal vivo e gli vorresti chiedere i danni.

Mangio la pizza e sono il solo sveglio in tutta la città
Bevo un bicchiere per pensare al meglio
Per rivivere lo stesso sbaglio
A mezzanotte ne ho commessi un paio
Che ridere che fa

Tralasciando il fatto che per 5 minuti, ho seriamente pensato che stessi leggendo il testo di un ragazzino in piena pubertà, a quel tempo decisi che ne avevo già abbastanza di Edoardo. Voce stridula, linea vocale scontata così come la musica. Se avessi dovuto dare un voto a quei tempi non so se sarei riuscito a dagli 1 stella su 5.

Il primo appuntamento era stato una tragedia, non solo non era scattata la scintilla ma si stava aggiungendo anche un certo odio per la situazione che si stava creando attorno ad Edoardo. Ovunque mi muovessi c’erano persone che parlavano di lui, tra le università la gente cantava le sue canzoni e come se non bastasse, anche mio fratello aveva deciso di infondere il verbo in casa parlandone come l’artista definitivo.

La mia perplessità tocca il culmine nel capodanno 2017 quando vengo a sapere che il comune di Bologna aveva stanziato 5000€ ad Edoardo per una playlist di 1 ora ed è in quel momento che comincio a fiutare nel progetto Calcutta una volontà da parte di grosse produzioni basata sul piccolo scandalo e sulla discussione mediatica di basso livello. C’era qualcosa che non mi tornava, la cosa stava prendendo una forma strana e non immaginavo che sarebbe arrivato tanto presto una seconda chance, ma mi sbagliavo.

Esce evergreen, è il 2018. Mio fratello aveva già comprato il CD e la macchina non aveva ancora abbastanza aggiornata per permettermi di ascoltare qualcosa di diverso dai CD. Alla radio la migliore delle opzioni era Benji e Fede quindi se in quel momento dovevo scegliere il male minore decido di dare una seconda opportunità a Calcutta e il suo nuovo Evergreen.

Comincio a capire che qualcosa era cambiato profondamente, la musica è un viaggio italiano anni 60. Armonie più elaborate, suoni retrò che suonano attuali come in “Paracetamolo” nei suoi Sinth successivi alla frase della tachipirina che ricordano degli archi. Come disse Lennon “Gli archi sono lo zucchero nella musica”, Edoardo e il suo arrangiatore sembrano sposare questa filosofia in tutta Evergreen. Se la musica di Evergreen è promossa a pieni voti, non posso però essere altrettanto generoso con i testi.

E’ un blog che parla di oggettività e sarò oggettivo. In molte riviste si è voluto dire che Calcutta è giusto non capire il significato dei suoi testi perchè in fondo è anche parte del suo personaggio. Per giustificare questa cosa lo avete anche slegato dall’etichetta “Cantautore”, che tra parentesi nella sua Bio ufficiale lui si definisce così, e lo avete etichettato il nuovo pioniere della “ITpop”. No ragazzi, non funziona così, non è possibile inventarsi etichette a caso solo per giustificare il fatto che non sia un cantautore. Calcutta è un artista Pop non un cantautore, chiamiamolo con il termine corretto. Se ha deciso di non lasciare messaggi concreti, se non vuole prendersi troppo sul serio e lasciare leggera la canzone, ne prendiamo atto come prendiamo atto quelle migliaia di figure nella musica che decidono di utilizzare il testo più come una rifinitura coesa del brano e non l’incipit centrale. In sintesi, testualmente parlando, non è possibile trattare Calcutta, sullo stesso piano di un Niccolò Fabi per intendersi, ecco perche il primo fa pop e il secondo fa Cantautorato.

E sia chiaro Evergreen è una Bomba, chiunque sia dietro alle produzioni di quel disco ha vinto a pieni voti, niente a che vedere con quella schifezza di Mainstream che per me rimane un disco davvero mediocre. Se vogliamo essere schietti darei 1/5 a Mainstrem, e darei un 4/5 a Evergreen. Non è il disco perfetto, ma è un prodotto pop eccezionale e invito chiunque ad ascoltarlo se ancora siete sciettici come lo ero io.

Sebbene in questo blog non siamo troppo interessati a parlare dei personaggi, ma dei contenuti, ci piace sempre concludere comunque con una riflessiva più generica. In tutti questi anni, ho visto uscire davvero tanti artisti scomparsi dopo qualche anno nel completo dimenticatoio. Forse sto per dire un’eresia, o forse semplicemente sono un complottaro della musica che si fa troppi film, ma sono convinto che tra non molti anni qualcuno dovrà prendere il trono dell’oramai decadente Vasco Rossi. Che Calcutta abbia tutte le carte per sedersi quando Vasco annuncerà il suo ritiro dalle scene? Che ci sia un gioco o meno tra le Major di mitizzare personaggi del genere poco importa, se si parla di fatti, in oltre 30 anni di vita non ho mai visto nessuno pienare l’Arena di Verona. Calcutta ha un potere rarissimo che mi ha ricordato molto la stessa capacità che aveva Vasco nell’epoca d’oro, la semplicità di arrivare alla gente come nessun’altro. Sembra quasi di contraddirsi con quanto scritto sopra, testualmente non vale molto la sua roba, ma alla fine funziona, quindi se ho iniziato questo articolo con “sono in seria difficoltà” è un pò per questo motivo

Classificazione: 3 su 5.

Giudizio Finale: Promettente

SPADA

Gazzelle quello che non è…

“sembrava Liam Gallagher ma era Gazzelle”

Un titolo che Riplive ha azzeccato a pieno…per prendere like ovviamente e i merluzzi come me che sono andati a cliccare incuriositi da un titolo cosi potente. Chissà cosa potrebbe pensare Liam ad una dichiarazione del genere considerata la poca tolleranza verso tutti e tutto, ma in particolare, verso le persone ossigenate.

Fatto sta che alla fine vuoi capirci di più e decidi di tagliare con la tua LAMA l’artista che oggi tratteremo. Flavio Bruno Pardini in arte Gazzelle. Mi ero obbligato volontariamente a non aprire i social. Mi piace analizzare la musica senza tener conto dei numeri ma poi vedi passare i pullman in giro per la città con su scritto “Punk tour” e allora cominci a comprendere che sul personaggio in questione probabilmente gireranno un mucchio di bigliettoni e che dove in genere gira il soldo, l’arte spesso viene messa da parte.

Lascio perdere le supposizioni, voglio capire meglio questo artista, non devo farmi condizionare dai pullman, così decido di aprire Spotify. Metto la prima a caso: Sayonara. Una introduzione di Sinth con suoni molto caldi, un pò retrò/sognanti mi fa subito assumere una espressione compiaciuta, magia e colpo di fulmine che quasi sembravano prossimi, fino all’entrata della voce. Il primo impatto non te lo aspetti ma sembra più un fastidio che un piacere. Poi cominci a metabolizzare con l’ingresso del ritornello .

“e allora sayonara in questa notte amara, mi perderò nei borderò”

Il ritornello prende subito è innegabile sia un lavoro di produzione ben riuscito e non me ne vogliano i lettori che stanno aspettandosi una sparata a zero su Sayonara, chiunque sia stato dietro a questo brano, ha azzeccato pienamente la musicalità (e con questo intendo la linea vocale e la musica). Non sono altrettanto d’accordo nella scelta testuale di Flavio. Sinceramente che sia un testo “Acchiappafiga” è innegabile. Poca poesia, poco ingegno nel scrivere una tematica trita e ritrita così decido di comprendere se la questione testi dipenda solo dal caso specifico di Sayonara oppure è uno stile testuale oramai costante di Gazzelle, decido cosi di ascoltare altri successi come Non sei tu, Quella te, Nero e Zucchero filato di Megasuperbattito ma niente. I testi sono davvero poca poca roba e non me ne voglia Flavietto, ma il successo dura come un gatto in autostrada quindi evolversi è alla base di tutto. Punk è andato bene per la generazione di ragazzette dall’ormone impavido, ma presto o tardi qualcuna di loro comincerà a perdere la fase adolescenziale da farfalle allo stomaco e comincerà a rendersi conto che “giri come una trottola dentro il bar” potrebbe essere una frase un tantinello scontata che tollererei solamente se scritta di pugno da un 11 enne

In conclusione beviamoci su, Gazzelle è un artista partito benissimo e tutto il suo successo meritato o no è arrivato straripante. Rimane da chiarire se questo trend gallagheriano, sia una macchinazione delle riviste oppure è nato da suoi reali comportamenti. Informandomi qua e la da amici che sono stati al suo concerto, mi hanno tutti confermato che live non spiccica una parola. Un tipo schivo e piuttosto serio. Segnali che non confermano nulla, ma è chiaro che somigliano davvero tanto ai comportamenti dei fratelli Gallagher. Se fosse una scelta artistica, farei molta attenzione alle conseguenze. Uno è una Rockstar di fama mondiale che ha scritto pezzi già entrati a pieno titolo nella eternità, l’altro è un cantautore italiano che ha scritto un paio di hit orecchiabili, che sta convincendo principalmente il pubbilco femminile giovanissimo e probabilmente sarà andato in una radio principale giusto qualche volta. Attenzione allo sfociare nelle idolatrazioni! Di carbonara ancora ne deve mangiare!

Classificazione: 2 su 5.

Giudizio Finale: Acerbo.

LAMETTA