Calcutta il candidato

Sono in seria difficoltà. Giuro sono provato quando si tratta di parlare di Edoardo, non riesco a esprimermi come vorrei. E’ una figura talmente semplice e al tempo stesso complessa che ci sarebbero centinaia di parentesi da aprire sul suo conto. Le prime volte che sentivo parlare di lui era ai tempi di Mainstream. Ho ascoltato per vie traverse “Frosinone”. C’era molto fermento tra gli universitari, si parlava già molto di questo personaggio io però ancora non ero pronto ad ascoltare in maniera approfondita un artista nella sua interezza e così il primo impatto fu traumatico. E’ un pò come quando incontri una tipa su Tinder che si è fatta le foto da strafiga e poi la vedi dal vivo e gli vorresti chiedere i danni.

Mangio la pizza e sono il solo sveglio in tutta la città
Bevo un bicchiere per pensare al meglio
Per rivivere lo stesso sbaglio
A mezzanotte ne ho commessi un paio
Che ridere che fa

Tralasciando il fatto che per 5 minuti, ho seriamente pensato che stessi leggendo il testo di un ragazzino in piena pubertà, a quel tempo decisi che ne avevo già abbastanza di Edoardo. Voce stridula, linea vocale scontata così come la musica. Se avessi dovuto dare un voto a quei tempi non so se sarei riuscito a dagli 1 stella su 5.

Il primo appuntamento era stato una tragedia, non solo non era scattata la scintilla ma si stava aggiungendo anche un certo odio per la situazione che si stava creando attorno ad Edoardo. Ovunque mi muovessi c’erano persone che parlavano di lui, tra le università la gente cantava le sue canzoni e come se non bastasse, anche mio fratello aveva deciso di infondere il verbo in casa parlandone come l’artista definitivo.

La mia perplessità tocca il culmine nel capodanno 2017 quando vengo a sapere che il comune di Bologna aveva stanziato 5000€ ad Edoardo per una playlist di 1 ora ed è in quel momento che comincio a fiutare nel progetto Calcutta una volontà da parte di grosse produzioni basata sul piccolo scandalo e sulla discussione mediatica di basso livello. C’era qualcosa che non mi tornava, la cosa stava prendendo una forma strana e non immaginavo che sarebbe arrivato tanto presto una seconda chance, ma mi sbagliavo.

Esce evergreen, è il 2018. Mio fratello aveva già comprato il CD e la macchina non aveva ancora abbastanza aggiornata per permettermi di ascoltare qualcosa di diverso dai CD. Alla radio la migliore delle opzioni era Benji e Fede quindi se in quel momento dovevo scegliere il male minore decido di dare una seconda opportunità a Calcutta e il suo nuovo Evergreen.

Comincio a capire che qualcosa era cambiato profondamente, la musica è un viaggio italiano anni 60. Armonie più elaborate, suoni retrò che suonano attuali come in “Paracetamolo” nei suoi Sinth successivi alla frase della tachipirina che ricordano degli archi. Come disse Lennon “Gli archi sono lo zucchero nella musica”, Edoardo e il suo arrangiatore sembrano sposare questa filosofia in tutta Evergreen. Se la musica di Evergreen è promossa a pieni voti, non posso però essere altrettanto generoso con i testi.

E’ un blog che parla di oggettività e sarò oggettivo. In molte riviste si è voluto dire che Calcutta è giusto non capire il significato dei suoi testi perchè in fondo è anche parte del suo personaggio. Per giustificare questa cosa lo avete anche slegato dall’etichetta “Cantautore”, che tra parentesi nella sua Bio ufficiale lui si definisce così, e lo avete etichettato il nuovo pioniere della “ITpop”. No ragazzi, non funziona così, non è possibile inventarsi etichette a caso solo per giustificare il fatto che non sia un cantautore. Calcutta è un artista Pop non un cantautore, chiamiamolo con il termine corretto. Se ha deciso di non lasciare messaggi concreti, se non vuole prendersi troppo sul serio e lasciare leggera la canzone, ne prendiamo atto come prendiamo atto quelle migliaia di figure nella musica che decidono di utilizzare il testo più come una rifinitura coesa del brano e non l’incipit centrale. In sintesi, testualmente parlando, non è possibile trattare Calcutta, sullo stesso piano di un Niccolò Fabi per intendersi, ecco perche il primo fa pop e il secondo fa Cantautorato.

E sia chiaro Evergreen è una Bomba, chiunque sia dietro alle produzioni di quel disco ha vinto a pieni voti, niente a che vedere con quella schifezza di Mainstream che per me rimane un disco davvero mediocre. Se vogliamo essere schietti darei 1/5 a Mainstrem, e darei un 4/5 a Evergreen. Non è il disco perfetto, ma è un prodotto pop eccezionale e invito chiunque ad ascoltarlo se ancora siete sciettici come lo ero io.

Sebbene in questo blog non siamo troppo interessati a parlare dei personaggi, ma dei contenuti, ci piace sempre concludere comunque con una riflessiva più generica. In tutti questi anni, ho visto uscire davvero tanti artisti scomparsi dopo qualche anno nel completo dimenticatoio. Forse sto per dire un’eresia, o forse semplicemente sono un complottaro della musica che si fa troppi film, ma sono convinto che tra non molti anni qualcuno dovrà prendere il trono dell’oramai decadente Vasco Rossi. Che Calcutta abbia tutte le carte per sedersi quando Vasco annuncerà il suo ritiro dalle scene? Che ci sia un gioco o meno tra le Major di mitizzare personaggi del genere poco importa, se si parla di fatti, in oltre 30 anni di vita non ho mai visto nessuno pienare l’Arena di Verona. Calcutta ha un potere rarissimo che mi ha ricordato molto la stessa capacità che aveva Vasco nell’epoca d’oro, la semplicità di arrivare alla gente come nessun’altro. Sembra quasi di contraddirsi con quanto scritto sopra, testualmente non vale molto la sua roba, ma alla fine funziona, quindi se ho iniziato questo articolo con “sono in seria difficoltà” è un pò per questo motivo

Classificazione: 3 su 5.

Giudizio Finale: Promettente

SPADA